(ANSA) – ROMA, 17 GIU – Niente licenziamento per l’operaio metalmeccanico che scopre che l’azienda lo paga meno degli altri dipendenti dello stesso livello e reagisce, alla scoperta del documento che comprova il ‘fattaccio’, sventolandolo sotto il nasco dei colleghi e lasciandosi andare ad urla e frasi di "biasimo" e "critica" verso il datore di lavoro. A respingere il ricorso dell’azienda che voleva far perdere il posto al lavoratore è la Cassazione che ha confermato il diritto dell’operaio a mantenere il suo lavoro. O, in alternativa, a ricevere cinque mensilità dell’ultimo stipendio nel caso in cui il datore non lo voglia reintegrare, dopo il licenziamento inflittogli nel 2017 – "per aver degenerato in urla e biasimi" – e ratificato nel dal Tribunale di Genova. Senza successo, l’azienda ha protestato davanti alla Suprema Corte. Ad avviso dei magistrati di secondo grado, ‘convalidati’ dal parere della Cassazione, non poteva essere considerato come un fatto grave "un singolo episodio consistito essenzialmente in intemperanze verbali conseguenti alla scoperta di essere trattato in modo deteriore rispetto agli altri dipendenti" e che "non ha determinato nessuna ulteriore conseguenza non essendo sfociato in vie di fatto, nè causato un qualsivoglia danno alla società". EMBED START Image {id: "editor_0"} Esterno del Palazzo di Giustizia, sede della Corte suprema di cassazione, Roma 29 gennaio 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MEO EMBED END Image {id: "editor_0"} (ANSA).