(ANSA) – ROMA, 06 GIU – La guerra tra Russia e Ucraina ha bloccato il granaio del mondo. L’impennata dei prezzi e il calo dell’offerta rischiano di scatenare una crisi alimentare e di aumentare di 13 milioni il numero di persone denutrite. Lo afferma la Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru), il network composto da otto università cattoliche di quattro continenti diversi, coordinate dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. "La sicurezza degli alimenti, intesa come Food Safety, si raggiunge quando esistono le condizioni che preservano la salubrità degli alimenti e prevengono le contaminazioni con agenti biologici o chimici che sono causa di malattie di origine alimentare", nota Pier Sandro Cocconcelli, professore ordinario di Microbiologia degli alimenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. I cambiamenti che si verificano nel contesto geopolitico globale hanno quindi un peso importante sulla Food Safety, perché "guerra, mancanza di risorse, disastri ambientali, crolli economici e crisi umanitarie favoriscono situazioni in cui la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare è compromessa su più livelli", spiegano Alicia Orta Ramirez e Xavier Almirall dell’Universitat Ramon Llull. Dopo lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, le esportazioni ucraine di grano, mais e olio di girasole sono crollate, colpendo soprattutto i Paesi africani. Secondo Bo Wang, docente alla School of Behavioural & Health Sciences dell’Australian Catholic University, questa dinamica porta con sé la possibilità che le popolazioni affamate "considerino in alternativa gli animali selvatici come loro fonte di proteine, con tutti i rischi che ne conseguono in termini di trasmissione di agenti patogeni dall’animale all’uomo". Per Paulo Esteves, professore associato all’Istituto di Relazioni Internazionali della Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro, "le prime valutazioni dell’impatto della guerra indicano un aumento di 13 milioni di persone denutrite nel breve periodo". Purtroppo, questa crisi alimentare "colpirà gli stessi gruppi sproporzionatamente colpiti dalla pandemia, dando vita a una crisi umanitaria", aggiunge Esteves. (ANSA).