La testimonianza di una donna che lotta in prima fila contro la criminalità organizzata: il magistrato Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia, ha parlato questa mattina a quasi duecento ragazzi delle scuole superiori comasche.
L’incontro, organizzato dal Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco e Comune di Como, si è tenuto nella biblioteca di Como, intitolata proprio a Paolo Borsellino. Ha condotto il giornalista Francesco Condoluci, che ha dialogato con il magistrato Dolci e con il consigliere regionale Angelo Orsenigo, componente della Commissione Antimafia della Lombardia.
Alessandra Dolci ha raccontato che, dopo le stragi del 1992, la sensibilità e la coscienza del Paese sul fenomeno mafioso cambiarono radicalmente. Ha raccontato la risposta delle istituzioni, ma non solo: ha spiegato le caratteristiche delle organizzazioni mafiose, le differenze tra cosa nostra e ‘ndrangheta. Ne ha rilevato peculiarità e i paradossi. E ha toccato anche i delicati temi del radicamento della mafia al nord e della collusione nelle istituzioni, descrivendo la pervicacia con cui vengono perseguiti coinvolgimenti nelle relazioni mafiose di membri delle istituzioni.
Il consigliere regionale Orsenigo ha aggiunto di essere convinto come la missione, il lascito di Falcone e Borsellino a trent’anni da Capaci e via D’Amelio, sia diffondere tra le nuove generazioni la consapevolezza di cosa sia la mafia oggi. Bisogna dare alle ragazze e ai ragazzi gli strumenti per poter riconoscere i “sintomi” mafiosi che ormai sono sempre più evidenti anche sul territorio lombardo.
Un incontro di spessore, voluto dal Progetto San Francesco nell’ambito del trentennale della strage di Capaci.