(ANSA) – ROMA, 24 MAG – Nel 2021 c’è stato un nuovo picco di esecuzioni della pena di morte nel mondo dopo un anno di forte rallentamento dovuto alle restrizioni contro il Covid: 579 in 18 Paesi quelle conosciute – con un primato dell’Iran con 314. Un drammatico rimbalzo rispetto all’anno precedente, ma – dato più incoraggiante – in calo sul lungo periodo, tanto da rappresentare il secondo numero totale di esecuzioni più basso registrato dal 2010. Sono alcuni dei dati diffusi da Amnesty International nel suo annuale Rapporto sulla pena di morte nel mondo, di cui ha diffuso in una nota delle anticipazioni. Le esecuzioni note potrebbero essere però la punta dell’iceberg rispetto a quelle non note, che Amnesty stima essere migliaia, di Paesi che tengono nascosta l’attività del boia, fra i quali spiccano Cina, Corea del Nord e Vietnam. Un dato triste sono le esecuzioni usate come strumento di repressione politica, con il dato nuovo delle circa 90 esecuzioni nella Birmania sotto la legge marziale imposta dai militari golpisti, al potere dal primo febbraio dell’anno scorso. (ANSA).