(ANSA) – MILANO, 19 MAG – Giorgio Pietrostefani "che ha snobbato per 30 anni la giustizia italiana e di cui l’Italia ha chiesto l’estradizione dalla Francia, ha il dovere civile e morale di raccontare, anche senza fare nomi, quanto successo prima di quella mattina del 17 maggio in via Cherubini" a Milano, dove fu ucciso il commissario Luigi Calabresi nel 1972. Lo scrive, in un testo inviato all’ANSA, il giudice milanese Guido Salvini che da giudice istruttore riaprì le indagini sulla strage di piazza Fontana e che condusse inchieste come quelle sulle cosiddette ‘Trame nere’. A 50 anni dall’omicidio, mentre la Francia deve ancora decidere sull’estradizione di Pietrostefani che, come ha detto due giorni fa Mario Calabresi, figlio di Luigi, "non ha quasi più senso", Salvini chiarisce che "il caso Calabresi è forse l’unico dei cosiddetti misteri d’Italia in cui un esecutore materiale abbia confessato, eppure non è chiuso". Ce lo dicono, aggiunge, "i giornali di questi giorni, sembra eternamente sospeso nel presente, come piazza Fontana. Ha segnato il cuore e la vita di troppe persone non solo dei familiari ma dalla parte degli uomini con le divise e dalla parte dei giovani con l’eskimo. Deve succedere qualcosa prima che tutti i suoi protagonisti spariscano lasciando bianca la pagina più importante". "Si sa come l’omicidio venne eseguito – scrive – .Solo un ex-militante in malafede o un complottista può pensare che quella mattina Leonardo Marino non fosse alla guida di quella Fiat 125 che attendeva lo sparatore. Ma non si sa come l’esecuzione fu discussa e decisa, magari quali scontri ci furono, credo, nell’intellighenzia di Lotta Continua". E allora "l’Italia ha il diritto di chiedere che un suo cittadino" come Pietrostefani "condannato per omicidio non viva indisturbato all’estero. Ha il dovere, se sarà in Italia di collocarlo, senza vendette, dove possa essere curato, certo non in carcere". Pietrostefani ha il dovere di "raccontare" e "forse solo lui può chiudere questa pagina". Se non lo fa, conclude il giudice, "lui e i suoi sostenitori perdono il diritto morale di chiedere la verità su Pinelli, su piazza Fontana e sul resto. E la verità può anche avere un effetto a catena. Molti la aspettano. Non li deluda". (ANSA).