(ANSA) – LONDRA, 16 MAG – Missione di Boris Johnson oggi in Irlanda del Nord, impegnato a incontrare i leader dei maggiori partiti locali per cercare di sbloccare lo stallo politico innescato nella più piccola e turbolenta nazione del Regno Unito dallo scontro sul protocollo post Brexit firmato a suo tempo da Londra e Bruxelles. Il premier Tory britannico è partito per Belfast con l’obiettivo dichiarato di cercare d’incoraggiare l’intesa per la formazione di un nuovo governo nordirlandese imperniato – come previsto dallo storico accordo di pace del Venerdì Santo 1998 – su una coalizione fra il maggior partito nazionalista (Sinn Fein) e il maggior partito unionista (Dup). Un’intesa congelata al momento dal Dup – scavalcato per la prima volta come forza di maggioranza relativa dallo Sinn Fein alle recenti elezioni amministrative del 5 maggio – per la contrarietà radicale al protocollo: documento sulla cui revisione gli unionisti pretendono garanzie preliminari, sostenendo che esso – nato per garantire anche dopo la Brexit il mantenimento del frontiera commerciale aperta in regime di mercato unico fra Ulster e Repubblica d’Irlanda – stia in effetti minacciando attraverso barriere e controlli l’integrità del confine interno tra Irlanda del Nord e resto del Regno: una contestazione rigettata dai nazionalisti repubblicani e che rischia di riattizzare le tensioni. Johnson – che da tempo ha a sua volta rimesso in discussione il protocollo, dopo averlo firmato – ha annunciato da parte sua prima della partenza di voler continuare a negoziare con l’Ue per modificarlo, ma ribadendo di essere pronto ad agire in autonomia se non vi saranno svolte. A questo fine ha anticipato a domani la presentazione al Parlamento di Westminster di una legge (il cui iter potrebbe richiedere alcuni mesi) destinata a dare al governo il potere di cambiare unilateralmente "parti" del documento in questione, facendo prevalere la normativa nazionale per ragioni di sicurezza interna rispetto a quanto siglato con Bruxelles. Sia Dublino, sia i 27 hanno del resto fatto sapere di considerare questa mossa come una "violazione del diritto internazionale" e di essere pronti nel caso a ritorsioni legali. (ANSA).