Dal carcere, dove è detenuto per una condanna in via definitiva per associazione mafiosa, continuava a gestire tramite uomini di fiducia le attività della locale di ‘ndrangheta di Fino Mornasco, di cui era considerato “capo società”. La polizia di Stato e la guardia di finanza di Como hanno eseguito ieri una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dello stesso 64enne e di un 44enne originario del Catanese ma residente nel Comasco, accusato di aver fornito un supporto logistico all’associazione mafiosa.
L’indagine
L’indagine è coordinata dalla procura di Milano, direzione distrettuale antimafia. I due arresti sono direttamente collegati all’operazione che, nel novembre scorso, aveva portato a 54 fermi per il presunto controllo illecito di appalti del settore delle pulizie ma anche della ristorazione, del trasporto conto terzi, del facchinaggio.
Polizia e guardia di finanza hanno arrestato ora il 64enne, già detenuto in quanto condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “La Notte dei Fiori di San Vito” e condannato in secondo grado all’ergastolo come mandante di un omicidio. Il secondo destinatario dell’ordinanza è il 44enne. Per l’accusa, sarebbe stato incaricato dal boss di andare in un ranch già sottoposto a sequestro per recuperare 55mila euro nascosti sotto un pavimento in cemento di 20 centimetri realizzato appositamente per nascondere il denaro. Soldi che sarebbero serviti per le attività illecite dell’organizzazione mafiosa.
Le accuse
I due arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, favoreggiamento, frode fiscale, bancarotta, intestazione fittizia e possesso illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso. Dal carcere, il boss avrebbe continuato a gestire gli affari del clan e avrebbe impartito ordini ai suoi uomini, compreso un violento pestaggio di un uomo debitore di somme di denaro. Inoltre, è accusato di essere amministratore di fatto, tramite uomini di fiducia, di numerosi esercizi commerciali intestati fittiziamente a terzi e di aver praticato prestiti a usura. Il boss, tramite una serie di reati in materia fiscale e commerciale, avrebbe poi raccolto illecitamente ingenti somme di denaro utilizzate per gestire le attività dell’organizzazione criminale.