(ANSA) – BARI, 27 APR – "Quando ha suonato l’allarme incendio sono subito scappato sul lato destro della nave e ho visto una fiamma, sarà stata di due metri, che fuoriusciva dal portellone. Abbiamo dato l’emergenza generale, significa approntare la nave per un eventuale abbandono. Ma io questo ordine non l’ho mai dato, perché con delle onde così non ci sarebbe mai arrivata in mare la lancia, si sarebbe rotta, fracassata sullo scafo della nave". Sono le parole di Argilio Giacomazzi, il comandante della Norman Atlantic naufragata nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014 al largo delle coste greche, dopo un rogo scoppiato a bordo, che causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri. Giacomazzi è tra i 26 imputati nel processo in corso a Bari. Ha parlato nella scorsa udienza, raccontando i drammatici momenti del naufragio e chiarendo di non aver mai dato l’ordine di abbandonare la nave, anche se a un certo punto, "nel panico generale", le lance e le zattere furono calate e infatti alcuni passeggeri morirono cadendo nell’acqua gelida. Il suo ordine era stato quello di far uscire tutti i passeggeri dalle cabine e radunarli sul ponte più alto, in attesa dei soccorsi. "Sul ponte avrò avuto circa 200 persone, pioveva, c’erano donne e anziani, c’era vento e tanto fumo" ha raccontato il comandante, spiegando che i passeggeri rimasero "tutta la notte sul ponte, all’aperto, seduti, sdraiati, con le coperte che avevamo". Quando poi arrivarono i mezzi di soccorso, "la prima persona che è stata evacuata era una signora con bambino che avrà avuto tre o quattro anni, sull’elicottero della Capitaneria di porto di Brindisi, ce l’ho messa proprio io a bordo, perché faceva pena". (ANSA).