Italia e Cina a confronto.
Lombardia, oltre 10 milioni di abitanti e in media 10mila contagi al giorno e 30 decessi. Resta alta l’attenzione e rimangono alcune misure restrittive. Shanghai, con 26 milioni di persone e ieri 1.661 casi e 52 vittime, è isolata da settimane. Nella stessa capitale cinese, Pechino, che di cittadini ne conta 24 milioni, per 32 positivi l’ipotesi del lockdown si è fatta concreta.
Italia e Cina a confronto
In Italia a giorni verrà eliminato il green pass e si discute sull’uso delle mascherine al chiuso. Il provvedimento del governo che fissa le nuove regole è atteso nelle prossime ore. In Cina continuano le chiusure nell’ottica della strategia Zero contagi. Una strategia messa in atto sin dall’inizio della pandemia per frenare l’avanzata dei casi e che di recente ha causato proteste e momenti di tensione, in particolare per le difficoltà negli approvvigionamenti.
Si fatica a comprendere quello che sta accadendo in Cina e in molti si chiedono se ci saranno eventuali ripercussioni nel resto del mondo. A chiarire il quadro è il professor Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università degli Studi di Milano.
L’epidemiologo: “Strategia zero Covid irrealizzabile con Omicron”
“La strategia Zero Covid attuata dalla Cina non regge con Omicron e le sue sottovarianti – spiega – la contagiosità (di grande lunga superiore alla variante originaria di Wuhan) la rende irrealizzabile”. “Chiudere e contenere – aggiunge – può servire a attenuare l’impatto sulle strutture sanitarie, o quantomeno a ritardarlo”. “Ricordiamo anche – spiega il professore – che il vaccino da loro utilizzato ha un’efficacia inferiore a quelli usati in Occidente e che hanno ancora molti anziani non adeguatamente coperti o non vaccinati del tutto”.
Infine una riflessione sui possibili scenari fuori dalla Cina. “Loro stanno vivendo ora ciò che noi stiamo affrontando da gennaio – dice ancora il l’epidemiologo – e gli ospedali stanno reggendo l’impatto anche grazie a una vaccinazione importante. Per noi la fase Omicron andrà esaurendosi nelle prossime settimane”.
Non solo l’aspetto medico sanitario ma quanto sta accadendo in Cina apre considerazioni sociali ed economiche.
Considerazioni sociali ed economiche
“Ogni paese è libero di adottare le misure che ritiene necessarie per finalità di salute pubblica e chi si trova lì in questo momento si deve adeguare – spiega Paolo Bertoli, docente di diritto internazionale dell’Università dell’Insubria – Non vedo presupposti perché si allineino altri stati. Sul fronte economico non credo che queste scelte li penalizzino hanno numeri incomparabili e un lockdown, pur su un’area vasta, è comunque percentualmente limitato a una parte marginale”.