I fumogeni blu, i cori e un lungo applauso hanno accompagnato l’uscita della bara dalla basilica di Sant’Abbondio a Como. E’stato salutato così per l’ultima volta Nino Balducci, voce storica del Calcio Como e di Espansione Tv. Con i colori della sua squadra, quella squadra che ha seguito su tutti i campi d’Italia senza risparmiare critiche anche quando arrivavano i successi.
Alla famiglia si sono stretti amici, colleghi, la società azzurra, i tifosi.
I Pesi Massimi – storico gruppo di supporters del Como – lo hanno ricordato all’inizio della funzione.
Anche nell’omelia monsignor Flavio Feroldi, Arciprete del Duomo, ha ripercorso la vita di Nino Balducci, mettendosi nei suoi panni, come fosse lui stesso a fare la telecronaca di una partita lunga 86 anni. “Ci sono stati i primi 90 minuti da giocare con tutta la squadra, la mia famiglia, il lavoro, il calcio”. “Poi – ha aggiunto – sono arrivati i supplementari”. Ripercorsi i momenti duri dalla perdita della moglie agli ultimi due anni con i problemi di salute che lo hanno colpito. Allontanandolo dal campo e dai riflettori, ma avvicinandolo sempre più alle sue figlie e alla sua famiglia. Poi sono arrivati i rigori. Il suo lo ha calciato sabato mattina all’alba, quando ha chiuso gli occhi per sempre.
E’ stato lui stesso, in un’intervista di qualche anno fa a Etv, a lasciare la sua eredità
Nel finale ha preso la parola la figlia Roberta a nome di tutta la famiglia e delle sorelle Manuela e Federica. Ha ricostruito gli ultimi anni. La malattia, la grinta che fino all’ultimo ha conservato e lo ha portato a sconfiggere anche il Covid.
Fuori dalla basilica si sono stretti tutti alla famiglia. Ognuno conserva il suo personale aneddoto, il suo ricordo speciale con Nino Balducci. Uno su tutti riporta al 17 giugno 2001.