Cataldo dona la sua maglia al Museo del Ghisallo. Il ciclista abruzzese, vincitore della tappa terminata a Como al Giro d’Italia 2019, questa mattina è stato ospite dell’esposizione permanente di Magreglio. Nell’occasione – sotto le telecamere di Espansione Tv – ha autografato e regalato la maglia 2022 al presidente della Fondazione Museo, Antonio Molteni.
“È bellissimo ogni volta tornare qui a fare visita al museo della Madonna del Ghisallo. Un luogo che attira visitatori da tutto il mondo”. Sono state Dario Cataldo, professionista dal 2007, vincitore dell’ultima tappa comasca dell’ultimo Giro d’Italia. Un successo arrivato dopo una lunga fuga con il bergamasco Mattia Cattaneo. Una frazione disegnata sul tracciato che abitualmente è scenario del finale del Giro di Lombardia.
“Il Giro di Lombardia è sempre stato da quando sono ragazzino la corsa del mio sogno – ha sottolineato Cataldo – Disputare una tappa del Giro d’Italia che ricalcava i percorsi del Lombardia, era già qualcosa di speciale. Vincere quella frazione è stato esaltante. E non posso dimenticare che quel giorno siamo passati proprio dal Ghisallo”.
Per Cataldo una tappa di casa, visto che vive in Ticino e quotidianamente si allena sulle strade della provincia di Como, spesso con il suo amico Vincenzo Nibali. Valle Intelvi e Triangolo Lariano i loro percorsi preferiti. E al Giro 2022 il corridore della Trek-Segafredo ha già nel mirino la frazione Isernia-Blockhaus del 15 maggio, che terminerà sulla cima del massiccio della Maiella, la terra in cui Dario è nato. Per lui sarebbe un fantastico bis.
Le pareti del Museo del Ghisallo, già cariche di storia si arricchiscono di un cimelio in più. Cataldo, in visita alla struttura di Magreglio che ospita una tra le più importanti collezioni mondiali legate allo sport del pedale ha come detto lasciato nelle mani del presidente Antonio Molteni una maglia molto importante. Quella della lunga tappa nel deserto al Giro degli Emirati Arabi 2022. “Un orgoglio sia per chi la dona che per chi la riceve” ha spiegato il ciclista professionista. “La maglia è bella perché è vissuta. Ha vissuto un evento, uno sforzo, un sacrificio. Scegliendone una, non ne ho preso una qualunque ma una che avesse ancora i segni della gara, in questo caso, la sabbia”.
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