Il granaio d’Europa, l’Ucraina è interrotto dalla guerra. Gli effetti negativi del conflitto continuano a moltiplicarsi: a quelli drammatici umanitari, si affiancano le ricadute a volte più silenziose sul mondo dell’economia.
E’ quanto sta accadendo con l’interruzione delle consegne dei mangimi per gli animali. Nel Comasco, l’allarme è stato lanciato dagli stessi agricoltori. “Dall’Ucraina provengono ingenti quantitativi soprattutto di mais, usato prevalentemente per l’alimentazione sia dei bovini che dei suini e del pollame. In particolare questi ultimi si alimentano esclusivamente con questo cibo”. Spiega Fortunato Trezzi, presidente della Coldiretti Como Lecco.
Trezzi: “Rischio abbattimento”
“Da quando è iniziato il conflitto non arrivano più le consegne e questo sta causando una forte carenza dei mangimi e un aumento dei prezzi. Questo, sommato all’aumento dei costi dell’energia e del gasolio, sta aggravando ancora di più la situazione per gli agricoltori con costi di produzione diventati ormai insostenibili”. Per quanto riguarda i bovini da latte –continua Trezzi- le scorte a disposizione di mangimi -per quelle aziende che non sono in grado di autoprodurre il cibo per gli animali- sono già in forte sofferenza. In alcuni casi non è possibile escludere il rischio di abbattimento di alcuni capi. Peggio va per suini e pollame a rischio sopravvivenza”.
Fermi: “Cercare di trovare soluzioni alternative”
L’allarme è arrivato anche al presidente del Consiglio di Regione Lombardia Alessandro Fermi: “A oggi alcuni allevatori del comasco mi hanno riferito di aver scorte solo per due mesi. A questo va aggiunto l’aumento dei costi dell’energia. Sicuramente se non si pone fine al conflitto andranno in sofferenza altri settori. Al momento l’unica soluzione è cercare di trovare soluzioni alternative, altri canali di approvvigionamento. Sapendo che con tutta probabilità sarà una soluzione al rincaro”.
Dall’emergenza Covid a quella per la guerra in Ucraina
Scarso mangime significa anche razionalizzare e alimentare meno il bestiame che a sua volta produrrà meno. “Questo inevitabilmente ricadrà anche sul prezzo di pane e pasta. L’auspicio –conclude Trezzi- è che la guerra cessi al più presto, ma questo conflitto lascerà conseguenze economiche pesanti anche dopo. Pensavamo di essere usciti da un periodo buio come quello alla pandemia ci stiamo ricadendo con la guerra”.