Il vescovo: “La nostra vita dopo la crisi non può essere una semplice replica di ciò che è stato prima”. Monsignor Oscar Cantoni interviene durante l’evento “Insieme per Ricordare, Ringraziare e Ricominciare. A due anni dalla pandemia” organizzato dall’amministrazione comasca al Teatro Sociale.
L’appuntamento nato per ringraziare le persone e le realtà locali che hanno sostenuto le fatiche di questo periodo doloroso e difficile. Momenti toccanti sottolineati dall’esibizione della Banda Baradello.
Il vescovo: “Ricordare, ringraziare e ricominciare”
Il vescovo di Como apre le sue riflessioni con il primo passo, Ricordare, “Facciamo innanzitutto memoria dei 2.547 nostri defunti per Covid19” ha detto Cantoni. “Credevamo di essere invulnerabili, di poter tenere tutto sotto controllo. Invece –spiega il vescovo- è emerso che l’uomo è vulnerabile perciò non può controllare ogni cosa. (…) “E’ imperativo, oggi più che mai, fare e agire il più possibile. Star fermi –conclude monsignor Cantoni- è un errore”. Poi, “Ringraziare”: un pensiero è andato a quanti in prima linea, dal personale sanitario, ai volontari alle badanti si sono spesi per la pandemia: “Hanno scritto grandi pagine esemplari della nostra storia”, sottolinea il vescovo.
E infine, “Ricominciare”: “Può nascere una nuova era di solidarietà –spiega monsignor Cantoni-, dove tutti gli esseri umani sono sullo stesso piano di dignità, ma ciò esige uno sforzo impegnato di tutti”.
Il pensiero all’Ucraina
Il vescovo conclude poi con una serie di interrogativi di papa Francesco, con uno sguardo inevitabile all’Ucraina:“Saremo capaci di agire responsabilmente di fronte alla fame che patiscono tanti, sapendo che c’è cibo per tutti? Continueremo a guardare dall’altra parte con un silenzio complice dinanzi a quelle guerre alimentate da desideri di dominio e di potere? Saremo disposti a cambiare gli stili di vita che subissano tanti nella povertà, promovendo e trovando il coraggio di condurre una vita più austera e umana, che renda possibile una ripartizione equa delle risorse? Adotteremo, come comunità internazionale, le misure necessarie per frenare la devastazione dell’ambiente o continueremo a negare l’evidenza?”. Certo: sono interrogativi, questi, che ci disturbano e che ci inquietano, ma sono salutari se, come speriamo, continuiamo a credere nella civiltà dell’amore, che vogliamo costruire quotidianamente e ininterrottamente, nonostante i venti di guerra che ci giungono dalla Ucraina, una vera sconfitta dell’umanità, alla quale, come credenti, possiamo far fronte con un’ unica arma vincente, che è la nostra preghiera.