Truffa dell’Iva sulle auto. Una barca, denaro depositato su conti correnti e un terreno nella Bergamasca. La guardia di finanza della compagnia di Menaggio ha sequestrato beni per tre milioni di euro a un commercialista milanese residente in Svizzera, a Lugano, indagato per reati tributari e per auto-riciclaggio. L’inchiesta è nata da un’operazione che, nel febbraio del 2019, aveva portato a cinque arresti per un presunto giro di compravendita di auto organizzato in modo da evadere l’Iva. Il professionista destinatario del provvedimento eseguito nelle scorse ore sarebbe per gli inquirenti la mente di quella truffa sull’Iva scoperta due anni fa.
Truffa dell’Iva, il sistema
Il commercialista considerato l’ideatore della frode, un cinquantenne di Milano, da tempo si è trasferito in Svizzera. Nel 2019, le fiamme gialle avevano ricostruito un traffico di macchine di fascia medio-alta, acquistate all’estero e rivendute in Italia a prezzi inferiori fino al 10% rispetto a quelli di mercato. Un ribasso reso possibile evadendo l’Iva tramite un sistema di fatture false. I rivenditori di fatto, simulavano la vendita diretta all’acquirente finale evitando così di versare le imposte all’erario. Un giro d’affari di circa 15 milioni di euro, con un’evasione da oltre 3 milioni di euro.
La nuova ordinanza
Nei giorni scorsi la nuova ordinanza nei confronti del commercialista, che ha disposto il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per circa tre milioni di euro. Le indagini sono state effettuate dalle fiamme gialle in collaborazione con il personale dell’ufficio anti frode dell’Agenzia delle dogane di Como. Il sistema ideato permetteva di aggirare la normativa comunitaria sull’Iva e evitare il versamento dell’imposta dovuta nella compravendita delle auto.
Il ruolo del professionista
Dopo gli arresti del 2019, gli interrogatori di garanzia degli indagati avevano fatto emergere il ruolo del commercialista. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, nell’ambito della sua attività di consulenza fiscale, avrebbe ideato il modello di frode messo in atto. Il commercialista avrebbe curato ogni minimo dettaglio. La posizione del professionista è stata dunque stralciata e ha portato a un nuovo procedimento, sfociato nel sequestro preventivo eseguito nelle scorse ore.