Patteggiamenti da cinque mesi a 1.400 euro di multa e cinque posizioni ancora da definire. Sono arrivate davanti a un giudice, in Tribunale a Como, le accuse e gli insulti sui social alla famiglia Castagna, sfociate in un procedimento per diffamazione a carico di 13 persone.
Il fascicolo è stato firmato dal procuratore capo Nicola Piacente. Oggi l’udienza davanti al giudice monocratico Valeria Costi. In tribunale, per rispondere dei loro comportamenti online, gli autori di commenti spregevoli e di accuse a Pietro e Giuseppe Castagna, familiari di tre delle quattro vittime della strage di Erba dell’11 dicembre 2006. Il giudice ha già ammesso la loro costituzione come parti civili.
Tra le persone accusate di diffamazione l’amministratrice della pagina Facebook “Olindo Romano e Rosa Bazzi innocenti”, attorno a cui girarono i commenti finiti nel mirino dell’accusa. Tra i 13 accusati, 8 sono donne residenti in diverse zone della Lombardia e di tutta Italia. Il reato ipotizzato è la diffamazione, perché, in quanto utenti della pagina indicata, hanno scritto commenti sprezzanti a margine di articoli condivisi, anche sulla morte di Carlo Castagna. Tra i commenti online finiti nel fascicolo della procura di Como accuse dirette alla famiglia Castagna e tesi innocentiste in difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva per la strage.
Le posizioni
Otto imputati accedono al patteggiamento. In un caso la pena dovrebbe essere formalizzata a cinque mesi, negli altri sette a 1.400 euro di multa. L’udienza è stata rinviata per la mancanza di alcuni adempimenti burocratici e si tornerà quindi in aula nel prossimo mese di marzo. Cinque posizioni sono ancora da definire e di queste altre due potrebbero patteggiare e tre andare a giudizio.
Le parole del legale
“I fratelli Castagna hanno voluto dare un segnale importante – sottolinea il legale che li assiste, Massimo Campa – Facebook è una piazza e non un luogo privato, non si può scrivere la prima cosa che passa per la testa e questo procedimento dimostra che chi usa i social per diffamare risponde delle sue azioni. In questo caso, i fratelli Castagna hanno ottenuto che fosse perseguita una violenza verbale gratuita ingiustificata su una tragedia che li ha colpiti profondamente”.