Meno sette giorni all’avvio ufficiale delle manifestazioni di Natale nella città di Como e ancora non si conosce nel dettaglio il piano sicurezza per tutelare chi parteciperà all’evento, in un contesto segnato da giorni da contagi in crescita e aumento dell’incidenza dei casi di Covid.
Gli organizzatori hanno consegnato il piano al Comune. Il documento dovrebbe indicare gli interventi pensati per prevenire o ridurre assembramenti e calche nelle piazze del capoluogo lariano e nelle vie a maggiore afflusso. Tra le ipotesi valutata ci sarebbe il senso unico pedonale in centro, misura già adottata a Como nel periodo delle riaperture dopo le restrizioni più dure, oltre alla presenza costante di addetti alla sorveglianza.
Si tratta però ancora di ipotesi, perché i dettagli non sono stati resi noti. Il piano inoltre deve ancora passare al vaglio del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e della commissione provinciale di vigilanza. Gli enti competenti dovrebbero analizzare il documento all’inizio della settimana prossima, ma i tempi sono strettissimi perché gli eventi entreranno nel vivo già dal 27 novembre prossimo.
Tra le critiche, la vicinanza delle casette del mercatino di Natale, allestito in modo pressoché analogo a quanto avveniva prima della pandemia e la mancanza, almeno al momento, di regole per imporre misure stringenti ai partecipanti.
Tra le richieste avanzate nei giorni scorsi ad esempio quella di prevedere l’obbligo delle mascherine anche negli spazi aperti. “Siamo in ritardo con il piano sicurezza – ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale Matteo Ferretti – Visto l’afflusso di persone si potrebbe anche pensare ad un’ordinanza sull’utilizzo delle mascherine anche negli spazi aperti, in questo caso nei luoghi maggiormente coinvolti dall’evento dove è più facile creare assembramenti”.
E si è fatta largo anche l’idea di introdurre l’obbligo del green pass. L’epidemiologo Carlo La Vecchia lo ha suggerito senza giri di parole: “Nei mercatini anche all’aperto non sarebbe irragionevole chiedere il green pass – ha spiegato – Oggi infatti il timore è riuscire a contenere l’aumento di casi positivi in crescita da diverse settimane ma la Lombardia sta reagendo meglio di altre regioni”.