Aveva due mogli: una in Sri Lanka, una a Como. Ma lui ha giurato davanti al giudice di non sapere di aver sposato la connazionale, e di essere stato forzato a firmare un documento dalla famiglia della donna.
Una versione credibile, secondo il gip di Como, che ha decretato il “non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato”. Il 30enne imputato dello Sri Lanka ha sostenuto di non sapere veramente di aver contratto matrimonio nel suo paese nel 2015. L’uomo era accusato di falso in atto pubblico, in seguito al matrimonio con una comasca avvenuto nel marzo del 2019.
Al momento delle verifiche con l’ambasciata era emerso che l’uomo era già stato spostato in Sri Lanka nel 2015. Il 30enne si è difeso in aula sostenendo che con quella donna avesse avuto solo una relazione e che i parenti di lei, furibondi, gli avessero fatto sottoscrivere un documento senza che lui sapesse di firmare un atto di matrimonio. Secondo il giudice l’imputato non ha mai vissuto un solo giorno con la moglie cingalese, e nemmeno avrebbe mai costituito con lei un nucleo famigliare, cosa che renderebbe credibile il fatto che non sapesse di essere sposato. E che quindi non ne era consapevole nemmeno al momento della firma dell’atto di matrimonio celebrato in Italia.