Un rapporto tra fratelli logorato e diradato. All’origine delle tensioni, una questione sentimentale: un fratello accusava l’altro di avere avuto una relazione sentimentale con la moglie. Ma le incomprensioni erano legate anche a questioni lavorative.
Il 21 agosto 2019 a Erba, nel primo pomeriggio, un drammatico confronto: il fratello “tradito” si era presentato con un collega di lavoro all’esterno della ditta dove lavorava non solo il fratello, ma anche il padre. Aveva esploso tre colpi di pistola da una distanza di quindici metri. I proiettili non erano andati a segno. Il primo aveva colpito il muro, dopo che il fratello si era lanciato a terra per proteggersi. Il secondo era stato esploso verso il basso, con l’intento di intimidire il padre che si era frapposto tra i fratelli. Il terzo colpo aveva raggiunto il serbatoio dell’auto.
La vicenda si è conclusa in queste ore di fronte al Tribunale in composizione collegiale, con presidente Maria Luisa Lo Gatto (a latere Walter Lietti e Cristiana Caruso).
L’uomo, un ucraino di 30 anni residente a Milano, è stato condannato a 5 anni di per minacce aggravate, ricettazione dell’arma e il porto della pistola.
Il pubblico ministero Massimo Astori, che aveva condotto le indagini, aveva chiesto una pena lievemente superiore, 6 anni, invocando tuttavia il tentato omicidio.
L’imputato è stato messo ai domiciliari.
Nei guai, oltre all’uomo che esplose materialmente i colpi, era finito anche il suo collega di lavoro (un connazionale di 25 anni residente a Segrate) che, secondo la tesi della pubblica accusa, l’aveva accompagnato sul luogo dell’agguato. Quest’ultimo tuttavia aveva già definito la propria posizione con un patteggiamento a un anno e quattro mesi.