Dopo 125 anni torna al Teatro Sociale la Bohème di Giacomo Puccini e andrà in scena sul palco cittadino sabato 6 novembre alle ore 20.30 e in replica domenica 7 novembre alle ore 15.30. Era il 26 agosto del 1896, quando a pochi mesi dalla prima assoluta svoltasi al Teatro Regio di Torino, il quarto titolo composto dal musicista venne rappresentato in piazza Verdi. L’opera di Puccini, frutto di una gestazione durata tre anni (dal 1893 al 1895), venne in parte composta a Milano e in parte in Toscana, e all’interno cita aspetti autobiografici degli anni trascorsi in Brianza con Elvira.
La regia sarà di Renata Scotto e la direzione d’orchestra affidata a Giovanni di Stefano, a condurre l’Orchestra sinfonica di Savona, mentre il Coro di OperaLombardia è diretto da Massimo Fiocchi Malaspina, una coproduzione con il Teatro dell’Opera di Savona, per le scene affidate a Michele Olcese, i costumi di Concetta Nappi, le luci di Andrea Torchio.
Tra gli interpreti alcuni finalisti e vincitori delle ultime edizioni del Concorso AsLiCo per Giovani Cantanti Lirici, già avviati ad una carriera brillante: Sarah Tisba (6/11) e Linda Campanella (7/11) nei panni di Mimì, Valerio Borgioni (6/11) e Matteo Desole (7/11) in Rodolfo, Greta Doveri ad interpretare la seducente Musetta, Luca Galli impegnato nel ruolo di Marcello, Andrea Patucelli in quello di Colline, Paolo Ingrasciotta in Schaunard, Matteo Peirone nella doppia veste di Benoît/Alcindoro.
Un grande ritorno per la Scotto, poiché vincitrice a suo tempo del Concorso AsLiCo: «Per me tornare alla Bohème da regista (dell’opera di Puccini ho già fatto delle produzioni negli Stati Uniti) è bellissimo perché è un modo per rivedere la tua produzione per intero. Se io, sul palcoscenico, cercavo sempre di cantare ‘ai’ miei colleghi, come regista ho dovuto invece cambiare prospettiva e ‘cercare’ i miei compagni. Sono stata sia Mimì che Musetta, quest’ultimo ruolo al Metropolitan di New York, su richiesta di James Levine. E anche mia, a dire il vero. Quando espressi il desiderio al direttore, mi disse soltanto: ‘Ok, quando?’. Sono legata a entrambi i personaggi perché uno ‘guarda’ l’altro. Musetta è innamorata di Mimì perché Mimì è dolce, mentre, allo stesso tempo, quando Mimì vede Musetta le vuole bene perché è bella, appariscente e piena di vitalità. Sono due aspetti totalmente diversi della femminilità che mi facevano amare ogni volta di più entrambi i ruoli».