Da piazza San Rocco alla caserma dei carabinieri di Como, dal punto in cui ha lasciato don Roberto Malgesini a terra, ferito a morte, al momento in cui si è presentato davanti ai militari dell’Arma, sanguinante per un taglio alla mano, urlando: “Ho ammazzato il parroco”.
Un tragitto nel quale Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino accusato di omicidio volontario premeditato ha lasciato tracce di sangue e immagini del suo passaggio immortalate dalle telecamere di sorveglianza pubbliche e private.
Il tragitto di Mahmoudi, che la mattina del 15 settembre 2020 indossava pantaloni rossi, un camicione bianco e portava uno zainetto in spalla, è stato ripercorso ieri in Corte d’Assise a Como nel processo che lo vede come unico imputato per l’omicidio di don Roberto. Le immagini delle telecamere forniscono elementi fondamentali, anche per confermare la presenza del testimone oculare, un giovane residente che portava a passeggio il cane e ha assistito alle coltellate. “Il killer teneva il don per il collo con una mano e con l’altra l’ha colpito ripetutamente con un coltello”, il suo racconto davanti ai giudici.
Dopo le testimonianze sentite ieri in aula nella prima udienza, la Corte d’Assise di Como, presieduta da Valeria Costi, a latere Maria Elisabetta De Benedetto e sei giudici popolari, ha fissato le prossime tappe del processo. Si tornerà in aula giovedì 30 settembre per sentire altri 15 testimoni dopo i 13 di ieri. Atteso in quella data anche Giovanni Scola, anatomopatologo del Sant’Anna, che ha effettuato l’autopsia sul corpo di don Roberto Malgesini.
Il 14 e 28 ottobre saranno poi sentiti il genetista Carlo Previderè, che ha analizzato le tracce di sangue in piazza San Rocco e sugli abiti dell’imputato e Nicola Molteni, l’esperto che ha effettuato la perizia psichiatrica su Mahmoudi, dichiarandolo capace di intendere e di volere. La difesa ha chiesto una nuova perizia e la Corte dovrà sciogliere la riserva sull’istanza.