Il processo in Corte d’Assise a Como è entrato subito nel vivo con l’audizione dei testimoni chiamati dal pubblico ministero Massimo Astori, che ha coordinato l’indagine.
La prima, drammatica testimonianza è quella di un giovane residente che la mattina del delitto era uscito con il cane e che ha assistito all’omicidio. “Don Roberto era ferito, ha fatto qualche passo. Si teneva la pancia. L’omicida lo ha raggiunto, gli teneva il collo con la mano sinistra e con la destra lo ha colpito ripetutamente con un coltello”. In aula anche uno dei tanti immigrati ai quali don Roberto aveva aperto la porta e che la mattina del 15 settembre 2020 è accorso quando il sacerdote era a terra. Il suo racconto è scosso dalle lacrime. “L’ho visto a terra e ho urlato “Don”. Mi ha parlato, mi ha detto di chiamare un’ambulanza. Sono andato di corsa verso la strada per fermare le macchine e far chiamare aiuto. Sono tornato e gli ho detto “Don, abbiamo chiamato l’ambulanza” ma non mi ha più risposto”.
Tra i primi testimoni chiamati dal pubblico ministero anche gli agenti della questura di Como incaricati delle indagini e i carabinieri che hanno visto arrivare Ridha Mahmoudi in caserma, ferito a una mano. “Siete dei traditori, ho ammazzato il parroco di san Rocco”, ha gridato al militare dell’Arma che gli ha aperto la porta. Tra gli elementi chiariti dai poliziotti della squadra mobile quelli sull’arma del delitto, un coltello con la lama di 22 centimetri che il tunisino, come ricostruito dagli agenti, aveva comprato il 30 luglio in un ipermercato di Como.
Il processo riprenderà con altri testimoni il 30 settembre.