A cinque giorni dall’introduzione dell’obbligo del certificato verde per accedere ai locali al chiuso e ad alto rischio assembramenti, la situazione, secondo i rappresentati di categoria, sembrerebbe gestibile.
Sull’adozione della misura anti contagio, per il momento non sono emerse infatti, particolari difficoltà. E neanche in merito ad uno dei nodi che sembrava tra i più critici: ovvero la richiesta da parte dei ristoratori di un documento di identità oltre al green pass. È stata infatti una circolare della ministra degli Interni Luciana Lamorgese a fare chiarezza sull’ipotesi del doppio controllo. Oggi, in sintesi, la regola è che venga richiesto solamente il green pass.
“Un chiarimento importante” ha commentato Graziano Monetti, direttore di Confcommercio Como che ha anche tenuto a rassicurare i ristoratori sulla questione sanzioni: “In caso di controllo, a rispondere di un eventuale falso è il cittadino”. Un generale ottimismo quindi, spiega Monetti, che potrebbe derivare anche dalla situazione metereologica. Con il bel tempo i ristoranti lavorano maggiormente all’aperto, “la preoccupazione sarà quando saremo tutti al chiuso” ha precisato Monetti
Sulla stessa linea anche Mauro Elli, chef stellato e vicepresidente della Federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio Como. Una voce che riunisce le opinioni dei ristoratori che a detta di Elli “sarebbero tranquilli per la situazione”.
Lo stesso vicepresidente spiega che la procedura di controllo del certificato, testata in prima persona nel suo locale, sarebbe veloce e anche grazie a una corretta comunicazione delle regole vigenti al momento della prenotazione, non ci sarebbero stati finora, secondo Elli, “rifiuti particolari”. Qualche incertezza resta invece sul fronte green pass per sagre, fiere e per quegli eventi all’aperto con un numero di persone non alto, come le presentazioni di libri. Situazioni in cui l’applicazione della misura risulterebbe meno chiara.