Da ieri, venerdì 9 luglio, è diventato ufficialmente bilaterale il certificato Covid svizzero. L’Unione Europea ha riconosciuto l’equivalente elvetico del green pass e allo stesso tempo, la Svizzera ha garantito la validità dei certificati emessi negli Stati membri dell’Unione e dell’Associazione europea di libero scambio. Da Roma era già arrivato l’ok il primo di luglio, ma si attendeva il via libera definitivo da Bruxelles.
Il certificato svizzero, sviluppato per avere una compatibilità a livello internazionale, è stato ufficialmente collegato all’interfaccia digitale dell’Unione Europea nella notte tra l’8 e il 9 luglio. Come si legge nel sito dell’Ufficio Federale della Sanità Pubblica, il certificato COVID contiene, oltre a cognome, nome, data di nascita e numero del certificato, anche i dati relativi alla vaccinazione anti-COVID-19, alla guarigione o al risultato negativo di un tampone molecolare o di un test antigenico rapido. Il certificato digitale consta anche di un codice QR che, grazie a una firma elettronica della Confederazione Svizzera, come precisato dalle autorità elvetiche, non sarebbe falsificabile.
Ad ogni paese spetterà comunque il compito di definire le proprie disposizioni di entrata in funzione dell’evoluzione epidemiologica. Soprattutto ora che la variante Delta è divenuta una preoccupazione in diversi stati.