In Italia, a inizio luglio, la Finanza nell’ambito di un’indagine della procura di Milano aveva rintracciato sul dark-web la vendita illecita di “Green-Pass“. Un’operazione seguita dal sequestro di 10 canali Telegram, un app di messaggistica da milioni di utenti. Nonostante i dati confortanti sul contagio del Covid-19 e sull’andamento del piano di vaccinazione, anche in Svizzera, sembra essersi presentato lo stesso rischio per la sicurezza.
L’ UFIT, l’Ufficio Federale dell’Informatica e delle Telecomunicazioni ha infatti sviluppato un certificato Covid per attestare l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dalla malattia o il risultato negativo di un test. I documenti digitali svizzeri, equiparabili al Green-Pass italiano, sono stati emessi e resi disponibili dal 7 giugno 2021 e si compongono dei dati personali del paziente: oltre al cognome, nome, data di nascita e numero del certificato, sono presenti anche le informazioni relative alla vaccinazione anti-COVID-19, alla guarigione o al risultato negativo di un test PCR o di un test antigenico rapido. L’elemento centrale del certificato è, secondo l’UFIT, il codice QR che, grazie a una firma elettronica della Confederazione Svizzera, renderebbe il certificato non falsificabile, garantendone inoltre l’autenticità.
Nonostante il piano di sviluppo del certificato digitale, qualcuno è già riuscito, sempre attraverso la chat di Telegram a diffondere un certo numero di documenti falsi, sotto compenso. Secondo l’Ufficio federale dell’informatica e delle telecomunicazioni (UFIT), il documento sarebbe per sua natura e programmazione, tecnicamente infalsificabile, proprio perché la sicurezza è stata posta al centro dei progetti di sviluppo. Al centro delle indagini c’è dunque la possibilità che alcune persone autorizzate a rilasciare i certificati abbiano abusato della loro posizione, celandosi dietro false identità digitali e cancellando le prove sull’applicazione.