La settima edizione del Premio internazionale di letteratura “Città di Como”, ha registrato un nuovo record di partecipanti oltre 3.300 da tutta Italia e dall’estero (e si è appena chiusa l’ottava con numeri molto simili). I vincitori erano stati annunciati lo scorso anno, oggi si sono ritrovati in presenza a Villa Gallia. Saggistica, narrativa, racconti e poi, tra le altre sezioni, “Opera prima”, “Libri per bambini e ragazzi”, “Opera dal carcere”.
Il premio letterario, è noto, è un concorso per scrittori professionisti ed esordienti.
<I vincitori conosciuti, come Corrado Augias, sono tanti e sempre presenti ma ci sono anche tanti autori meno noti. Questo premio è equidistante nei rapporti con le grandi case editrici e le piccole piccole> ha detto oggi il fondatore del Premio, Giorgio Albonico.
Una giuria composta da nomi autorevoli e firme illustri nel mondo della cultura e del giornalismo che, dopo la premiazione odierna, guardano al futuro, partendo dal presente.
Dopo oltre un anno di emergenza sanitaria d’altronde è inevitabile immaginare che l’esperienza della pandemia, l’isolamento, il vissuto personale si trasformeranno in libri. Ma il consiglio di Francesco Cevasco, componente della giuria, giornalista a lungo responsabile delle pagine culturali del Corriere della Sera è un altro: <Già si intravede la retorica del “abbiamo passato un anno difficile quello che vi racconterò è figlio di quel periodo” – ha spiegato – ma io spero che anche nelle opere e nei testi dei nuovi e giovani scrittori si guardi avanti anziché ripercorrere vecchie strade>.
Tra i vincitori presenti oggi, per la narrativa, Gabriele Dadati con Nella pietra e nel sangue, romanzo storico e giallo letterario dedicato a Dante Alighieri. Dopo tanti mesi di stop per l’autore tornare alla cultura dal vivo è stato emozionante