“Ieri pomeriggio sono stati dimessi gli ultimi due pazienti che avevamo ricoverati nella nostra terapia intensiva riservata ai pazienti Covid, quindi da oggi siamo liberi da pazienti Covid in area intensiva”, spiega Andrea Lombardo, primario di anestesia e rianimazione all’ospedale Sant’Anna.
Sono 320 i pazienti che sono stati seguiti nella Terapia Intensiva dell’ospedale Sant’Anna; il primo venne ricoverato il 22 febbraio 2020.
“La seconda ondata è cresciuta in maniera molto intensa”
“La difficoltà iniziale -continua il dottor Lombardo- era legata soprattutto all’elaborazione di un nuovo modello inaudito fino a quel momento in tempi brevi. La prima ondata si è risolta in un tempo relativamente breve. Abbiamo vissuto l’estate scorsa in relativa tranquillità, poi la seconda ondata è cresciuta in maniera molto intensa, e soprattutto si è mantenuta costante, a parte i due picchi intorno a novembre e febbraio-marzo, con una costanza importante che ha necessitato il mantenimento di un livello organizzativo molto alto, soprattutto per la necessità di mantenere le attività ordinarie non legate all’emergenza Covid. Non c’è stata una tregua, dalla fine di settembre costantemente l’impegno è stato importante, i risultati della campagna vaccinale si sono cominciati a vedere con il calo delle ospedalizzazioni ed i casi più gravi sono andati progressivamente riducendo. Questo ci ha portato a rimodulare le attività e a ridare spazio alle altre attività assistenziali”.
Cinque gli hub di riferimento in Regione
Come previsto da Regione Lombardia, ora l’organizzazione della rete delle terapie intensive Covid prevede, almeno fino a settembre, il trasferimento di eventuali pazienti Covid che necessitassero di essere ricoverati in Terapia intensiva in cinque centri regionali, all’ospedale di Brescia, al San Matteo di Pavia e a Milano, al Niguarda, al Policlinico e al Sacco: hub di riferimento per la provincia di Como.
“In ogni caso -precisa il primario- è previsto che anche presso la nostra sede siano mantenuti degli spazi e percorsi dedicati ai pazienti intensivi Covid qualora vi fossero delle condizioni particolari da un punto di vista clinico od organizzativo particolari che non permettono di perseguire questo tipo di percorso”.
“Difficile fare previsioni per l’autunno”, conclude il dottor Lombardo che invita a continuare a prestare la massima attenzione.