Si avvicina la fine del mese e il clima alla Henkel di Lomazzo è sempre più teso. La multinazionale tedesca che produce detersivi ha confermato la chiusura del sito comasco entro giugno e il futuro dei lavoratori – circa 150 quelli coinvolti – è sempre più incerto. “Al momento stiamo portando avanti trattative serrate per capire se potremo presentare un accordo ai dipendenti – spiega Serena Gargiulo della Uil – Abbiamo in calendario altri due incontri con l’azienda, il 28 e il 29 giugno. Purtroppo la chiusura è confermata. Bisogna soltanto capire come sarà gestita, se verranno attivati degli ammortizzatori sociali. La nostra speranza è che si faccia avanti un ipotetico acquirente per riconvertire lo stabilimento, ma fino ad ora nessuno si è fatto avanti”.
“Al momento la nostra preoccupazione principale è contenere il più possibile l’impatto sociale. – dice Marco Felli, della Femca Cisl dei Laghi – Ci stiamo muovendo sul fronte del ricollocamento dei lavoratori. Domani incontreremo tre società di outplacement. Inoltreremo anche richiesta di cassa integrazione straordinaria di almeno un anno, grazie alla quale sarà possibile procedere all’attivazione della Dote Lavoro”.
“La chiusura di Lomazzo avrà diverse ricadute negative sul territorio, – aggiunge Sandro Estelli, Segretario generale della Filctem Cgil di Como – dai posti di lavoro, all’indotto, fino alla questione di un grande sito produttivo dove difficilmente si potrà insediare qualcosa”.
“Il 30 giugno sarà la data in cui è fissato lo sblocco dei licenziamenti in Italia. Lo scenario che si aprirà sarà critico per molte realtà – commenta il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Raffaele Erba – Per tante multinazionali questa è un’occasione per razionalizzare il personale e massimizzare i profitti. È il caso della Henkel di Lomazzo. – dice Erba – Giovedì 1° luglio ho chiesto audizione in IV Commissione Attività Produttive per affrontare istituzionalmente l’apertura formale della crisi”.
“La chiusura dalla Henkel è una sconfitta del territorio e delle istituzioni, ma a pagare sono soprattutto i lavoratori – aggiunge il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo – Ciò che preoccupa è anche il numero di crisi aziendali di multinazionali: sono 15 quelle che dall’inizio dell’anno hanno dichiarato di voler chiudere i propri stabilimenti in Lombardia”.