I laureati dell’Università dell’Insubria trovano più velocemente un lavoro rispetto alla media nazionale. Emerge dal XXIII Rapporto Almalaurea, annuale fotografia su profilo e condizione occupazionale dei laureati, che ha coinvolto 76 atenei italiani e che è stato presentato a Bergamo dalla direttrice del consorzio Marina Timoteo, con un saluto del ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa.
Anche nel lungo periodo dell’emergenza sanitaria, i dati sull’occupazione dell’ateneo di Como e Varese dell’Insubria restano positivi: a un anno dal conseguimento del titolo, oltre il 75% dei laureati triennali non iscritti a un corso di secondo livello ha un lavoro e anche per i dottori magistrali il tasso di occupazione è del 77,5% a un anno dalla laurea e del 93,75% a cinque anni. Sono diversi gli aspetti analizzati dal rapporto, che ha preso in considerazione 2.046 laureati dell’Insubria. Anche le retribuzioni si distinguono nel panorama italiano: gli studenti usciti da un corso triennale, a un anno dal titolo, guadagnano in media 1.352 euro mensili invece di 1.270, che diventano 1.770 invece di 1.364 per i magistrali.
La quota di laureati di cittadinanza estera è pari al 4,3%, mentre il 5,4% proviene da fuori regione. L’età media alla laurea è di 25 anni, un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario. Il 64,5% dei laureati termina l’università in corso e il voto medio è 101 su 110. Oltre il 10% ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dall’ateneo e oltre il 70% ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi.
“I numeri raccontano la qualità della nostra didattica – commenta il rettore Angelo Tagliabue – Nonostante la pandemia, i nostri laureati sono stati premiati sul mercato del lavoro. Merito senz’altro dei loro giovani talenti, ma anche del supporto ricevuto dall’ateneo, che non ha mai interrotto, seppur a distanza, il dialogo che caratterizza il nostro modo di intendere l’insegnamento”.