Oltre seimila firme contro la “corsia dei frontalieri”, ovvero la terza corsia dell’autostrada A2, in Svizzera, tra Lugano e Mendrisio. Il Comitato che chiede di “salvare Mendrisiotto e Basso Ceresio” contesta un’opera che, a detta dei promotori della protesta, “non farà che incentivare ulteriormente l’uso dell’auto privata” e ha espresso tutta la sua amarezza anche contro il Consiglio di Stato.
Il governo ticinese ha infatti espresso il suo sostegno all’infrastruttura promossa da Berna chiedendo solo di verificare la necessità del grande svincolo di Melano. L’intervento del resto avrebbe un grande impatto sul territorio. I costi stimati sono di un miliardo 800mila franchi svizzeri. Il “PoLuMe” dove “Lu” sta per Lugano e “Me” per Mendrisio, andrebbe a realizzare su tutto il percorso dell’A2 una corsia di emergenza, che verrebbe trasformata, in modo dinamico, in una vera e propria terza corsia nelle ore di punta.
Il fronte del no
Chi percorre quotidianamente la A2, autostrada che è il prolungamento verso Nord dell’Autolaghi, conosce le problematiche di traffico quando si sposta l’onda dei frontalieri dall’Italia verso Lugano la mattina e in direzione opposta dal tardo pomeriggio. Il fronte del no è agguerrito. La petizione online ha superato le 6mila firme.
Le preoccupazioni dei promotori riguardano l’impatto sul territorio per un intervento che non risolve però il problema del traffico di passaggio, lo velocizza forse in un tratto, creando altre problematiche. Il comitato chiede invece la copertura dell’autostrada tra i centri abitati del Mendrisiotto e del Basso Ceresio e di puntare su forme alternative di trasporto, coordinando in particolare lo sviluppo di AlpTransit. «Questo progetto è costoso e inefficace. La terza corsia dinamica, che verrebbe realizzata solo nel 2040, non risolve l’attuale grave problema di traffico nel Mendrisiotto e nel Luganese. A lungo termine si rischia di peggiorare la situazione causando un aumento del traffico privato. Questo progetto guarda al futuro con vecchi parametri, senza tenere conto delle alternative di trasporto né delle nuove tecnologie».