Domenica. Bellagio, uno dei paesi più turistici e frequentati del lago di Como. Dalla riva i presenti vedono una testa spuntare dall’acqua. Si rendono conto che non è un bagnante. La testa si avvicina: è un capriolo.
Molti estraggono il telefonino e iniziano a filmare. Questo video, inviato alla redazione dalla telespettatrice Tina Vaghi, documenta una scena tutt’altro che comune.
Il capriolo nuota affannosamente fino alla riva. Poi, quando sente con le zampe la terra sotto i piedi, risale la scalinata. Un balzo, poi un altro, e uno ancora. Il capriolo riguadagna la terra: è disorientato e sembra spaventato, si sposta a balzi veloci e scattanti. Il video si interrompe, ma da quel momento probabilmente l’animale avrà tentato di infilarsi in un bosco, il suo habitat naturale.
“Gli ungulati sanno nuotare – spiega Marco Testa, comandante della polizia provinciale di Como – in particolare i caprioli, e questo è un esemplare adulto, hanno un pelo che trattiene aria e aiuta il galleggiamento. Se un capriolo finisce in acqua, è successo qualcosa di particolare, di anomalo. Sa nuotare, come detto, ma l’acqua non è il suo elemento. O è stato inseguito da un cane, o è caduto da una riva scoscesa, o è stato sospinto o dirottato dal traffico. È peraltro un evento pericoloso, per la salute dell’animale, perché il capriolo è fragile, emotivo. Speriamo – conclude il comandante – che se la sia cavata e sia riuscito a riguadagnare il bosco”.