“In un tempo molto rapido i costi delle materie prime sono aumentati anche del 150% e questo ricade sulle imprese”. A parlare è il presidente di Ance Como, Francesco Molteni, che denuncia le attuali difficolta del settore dell’edilizia che nel post Covid ha lavoro e possibilità di crescita ma è invece costretto a fare i conti con un serio problema. “Ci sono imprese che devono rinunciare ai lavori, anche già avviati, perché le perdite diventano insostenibili”, aggiunge Molteni.
Alla questione degli appalti pubblici o privati si sommano quelli legati alle ristrutturazioni del bonus 100%, dove vi sono croniche carenze di materiali e prezzi sono lievitati. A livello nazionale, l’Ance ha chiesto che venga inserita la possibilità di revisione dei prezzi negli appalti pubblici e anche la proroga dei bonus.
Sulla stessa linea anche un altro imprenditore del settore, Luca Guffanti, già presidente di Ance Como e Ance Lombardia. “Se proseguiranno questi aumenti si rischia davvero di trovarsi difronte a un nuovo fermo. Oggi si fatica a trovare tutte le materie prime, dal ferro alla plastica – spiega – L’unica soluzione è la proroga dei bonus, o ancora meglio, renderli strutturali”.
“Sta davvero aumentando tutto – commenta Pasquale Diodato, candidato alla Presidenza dell’Associazione Cna Lario Brianza e presidente uscente per il comparto dell’edilizia – Prima per reperire il materiale occorrevano dieci giorni, ora si è passati a un mese e mezzo o due”.
L’aumento delle materie prime non è una questione che riguarda in questo momento soltanto l’edilizia, come evidenzia l’Osservatorio congiunturale di Confindustria Como e Confindustria Lecco e Sondrio.
Due imprese di Como sui tre (66,7%) hanno segnalato di aver dovuto sostenere aumenti dei prezzi di acquisto delle principali forniture trattate. In aggiunta, oltre una realtà comasca su tre (34,6%) ha segnalato di aver subito una dilatazione dei tempi di consegna da parte dei fornitori nel 68,8% dei casi, di aver ricevuto una minor quantità di merce rispetto a quella richiesta nel 21,9% e infine di aver registrato un peggioramento della qualità delle materie prime approvvigionate nel restante 9,4%.