“Una vita non basta”, è il graffito che appare su una parete del palazzetto di Muggiò. Una messaggio di amore probabilmente che allo stesso sembra riferirsi alla storia infinita dell’impianto.
Da palasport per moltissimi comaschi la struttura è diventata un simbolo dell’incuria e dell’immobilismo della città.
L’impianto inaugurato nel 1972 dal sindaco Antonio Spallino, è chiuso dal 2013 e a oggi la sua riapertura sembra un miraggio.
Era il dicembre del 2017 quando la neo amministrazione guidata da Landrisicna presentava il maxi investimento per le strutture sportive del territorio: uno stanziamento che riguardava non soltanto il palazzetto di Muggiò ma anche la riqualificazione dei centri di via Spartaco e via Acquanera e il rifacimento degli spogliatoi del rugby. Nel 2017, al momento dell’annuncio della disponibilità dei fondi, l’assessore allo Sport Marco Galli aveva dettato i tempi: quattro anni per demolire e rifare l’impianto. Inaugurazione fissata per la fine del 2021.
Il tempo però non gli darà ragione. Soltanto due anni dopo viene stanziato un nuovo contributo regionale. I soldi vengono messi a disposizione nell’ambito del Patto per la Regione Lombardia sottoscritto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla regione Lombardia. Nel 2019 la speranza dei cittadini è che agli annunci possano ora seguire anche gli interventi concreti promessi da Regione e Comune.
Ancora un nulla di fatto. Questa volta a dettare i tempi è l’ex assessore ai lavori Pubblici, Vincenzo Bella: “I lavori cominceranno nella seconda metà del 2020 e nel 2022 avremo il palazzetto”.
Poi l’arrivo della pandemia e le dimissioni dello stesso assessore hanno fatto slittare ancora una volta l’atteso cantiere e segna l’ennesimo nulla di fatto. Fino ad arrivare ai giorni nostri. Ieri le parole pronunciante in consiglio comunale da Galli: “È stato affidato l’incarico relativo alla progettazione del nuovo palazzetto”. La data di inizio lavori è fissata al prossimo anno.
L’ultima promessa che si spera possa trasformarsi in realtà. Intanto per tornare a praticare sport in quella che sarebbe dovuta diventare la cittadella sportiva nel raggio di circa un chilometro, tra Camerlata, Albate e Muggiò, forse quel “una vita non basta” sembra profetico.