La Lombardia potrebbe diventare arancione da settimana prossima. I numeri migliorano e vi è la possibilità che la regione venga declassificata – passando a una fascia di rischio più bassa, che prevede regole meno stringenti, la riapertura di numerose attività commerciali (ristoranti esclusi) e il ritorno a scuola anche degli studenti delle superiori (pur al 50%).
Fontana ottimista
Nelle scorse ore il governatore Attilio Fontana l’ha detto, con prudenza e senza sbilanciarsi troppo, ma l’ha detto. “I numeri della nostra regione stanno migliorando – ha spiegato ieri Fontana nel corso del webinar dell’Associazione degli Imprenditori Europei – se continuerà così spero venerdì che potremo chiedere di tornare arancioni. Non posso dare la certezza, ma da questo osservatorio la situazione dal punto di vista epidemiologico sta migliorando, sta rallentando, i numeri sono positivi”.
I numeri
Già, i numeri. Domani Pirellone e Roma si scambieranno i numeri, alla vigilia della cabina di regia di venerdì, che stabilirà i nuovi colori delle regioni. Il primo dato positivo riguarda i contagi ogni 100mila abitanti, che per il cambio di fascia devono stare sotto i 250. Nelle scorse ore la Lombardia ha raggiunto complessivamente quota 216. Le uniche due province con numeri da rosso sono Mantova e Brescia. L’altro dato importante, l’indice Rt, che misura la velocità di propagazione del contagio, è ampiamente sotto quota 1. Negli ultimi 14 giorni, ossia l’intervallo che interessa all’Istituto Superiore della Sanità per il monitoraggio e l’attribuzione dei colori, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera è intorno a 0,76: un valore definito “da giallo”.
Resta tuttavia il problema della tenuta del sistema sanitario, altro parametro fondamentale per delineare il livello di rischio. I ricoveri diminuiscono ma non al ritmo sperato. I segnali incoraggianti non mancano, così come alcune criticità. Ora, bisognerà attendere venerdì per capire se la Lombardia dalla settimana prossima diventerà arancione: un cambio di colore che darebbe ossigeno a un’economia ormai stremata, e farebbe tornare a scuola migliaia di ragazzi che le famiglie ormai faticano a gestire nell’organizzazione della vita quotidiana.