Accusato di omicidio premeditato e giudicato capace di intendere e di volere, Mahmoudi Ridha, il tunisino 53enne in carcere per l’omicidio di don Roberto Malgesini è tornato davanti al pubblico ministero Massimo Astori, titolare dell’inchiesta.
Un interrogatorio fissato dal magistrato su richiesta della stessa difesa dell’immigrato accusato di aver ucciso con un coltello il 15 settembre scorso in piazza San Rocco il sacerdote degli ultimi. Il confronto si è svolto ieri in videoconferenza e Ridha è rimasto dunque nel carcere di Monza, dove è stato trasferito dopo un primo, breve periodo al Bassone.
La difesa
Secondo le prime informazioni, nell’interrogatorio non sarebbero emersi nuovi elementi e sembra anzi che il 53enne, nonostante la richiesta di essere interrogato, non fosse più nemmeno intenzionato a parlare con il pubblico ministero.
Da registrare anche il nuovo colpo di scena sul fronte della difesa del tunisino. Assistito inizialmente dal legale d’ufficio Davide Giudici, Ridha aveva poi nominato come legale di fiducia Noemi Mariani, del foro di Monza. Ora il nuovo passo indietro, con l’uscita di scena dell’avvocato Mariani e la difesa che è tornata d’ufficio a Davide Giudici. E’ stato dunque quest’ultimo, ieri, ad assistere Mahmoudi Ridha nel nuovo interrogatorio, che era stato chiesto dall’altro legale dopo l’avviso di chiusura indagini.
Le prossime tappe
Dopo il nuovo confronto con il pubblico ministero, si va verso la richiesta di rinvio a giudizio e toccherà ora al nuovo legale valutare la strategia da adottare.
La procura di Como, nell’avviso di chiusura indagini notificato all’indagato, ha ipotizzato l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, reato punibile con l’ergastolo. Nel fascicolo del pubblico ministero anche una consulenza psichiatrica affidata ad un esperto, che non ha riscontrato vizi di mente né parziali né totali ed è giunto alla conclusione che Ridha è capace di intendere e di volere.