Ristoranti, cultura e sport in Svizzera devono ancora aspettare un mese per riaprire. Slitta di quattro settimane la prevista riapertura graduale di molte attività oltreconfine. Lo ha comunicato ieri il Consiglio federale nel corso del tradizionale appuntamento del venerdì. Dalla fine di febbraio il numero dei contagi ha ricominciato a crescere. Inoltre, le persone vaccinate sono ancora troppo poche per impedire una nuova impennata dei ricoveri ospedalieri.
Troppo alto il fattore di rischio secondo il governo della Confederazione per pensare a un allentamento. L’unica concessione viene fatta per gli incontri nelle case private, dove potranno esserci (dal 22 marzo) fino a 10 persone anche di diversi nuclei familiari.
Provvedimento che non è piaciuto naturalmente ai ristoratori.
La categoria, con l’ultimo slittamento delle riaperture vivrà infatti 100 giorni consecutivi di chiusura. Compromessa anche la Pasqua.
Intanto tre dei quattro indicatori stabiliti dal Consiglio federale come presupposto per la seconda fase di riapertura superano i valori limite definiti: l’incidenza della malattia su 14 giorni è superiore a 200 casi su 100mila abitanti, il tasso di positività è superiore al 5% e il tasso di riproduzione è maggiore di 1 (1,14). Soltanto il tasso di occupazione dei posti letto con pazienti COVID-19 nei reparti di terapia intensiva è al di sotto della soglia stabilita.
I numeri del contagio
In Svizzera, nelle ultime 24 ore, si sono registrati 1.748 nuovi casi di coronavirus, 17 i morti. In Canton Ticino i tamponi positivi sono stati 90, con un decesso. Sono 5 i pazienti ricoverati in terapia intensiva.