Quasi 2mila domande di regolarizzazione dei rapporti di lavoro domestico, ma solo il 7% delle richieste presentate sono state poi oggetto di convocazione. È la denuncia che arriva dalla Cgil di Como.
“I dati che riguardano la provincia di Como, in linea con lo sconfortante scenario nazionale, sono gravi e preoccupanti”, spiega Matteo Mandressi, componente di segreteria della Cgil Camera del Lavoro di Como, che spiega come la recente indagine dei promotori della campagna “Ero Straniero” ha verificato, utilizzando i dati del Ministero dell’interno, delle prefetture e delle questure, lo stato di avanzamento dell’esame delle domande di emersione e regolarizzazione presentate da giugno ad agosto 2020.
“A fronte di 1826 domande presentate per l’emersione del lavoro domestico e di 115 domande per lavoro subordinato – dice Mandressi – le convocazioni operate dalla Prefettura di Como sono state solo 130 nel primo caso e 6 nel secondo. In sintesi, a sei mesi dalla fine della finestra di regolarizzazione, solo il 7% delle domande presentate sono state oggetto di convocazione. Ciò rende di fatto inesigibile un diritto alla regolarizzazione statuito dalla normativa nazionale. Le conseguenze di tali ritardi sono gravissime e impattano pesantemente sulla vita di quasi duemila persone che, nella provincia di Como, vengono costrette all’incertezza ed alla precarietà”.
Poi l’appello finale del componente della segreteria della Cgil Camera del Lavoro: “Dal territorio deve partire una immediata richiesta di integrazione degli organici pubblici, che permetta di processare nel più breve tempo possibile le numerosissime richieste ancora inevase”.