È emblematica e preziosa la storia di Alberto Guggiari, classe 1924, cernobbiese, mancato nel 2013. È uno dei quattordici cittadini lariani, tra militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.
Nei giorni scorsi i familiari dei deceduti hanno partecipato alla cerimonia in Prefettura durante la quale sono state assegnate, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, le “Medaglie d’Onore” ai loro cari.
Tra quei quattordici ci sono anche comaschi che subirono questa sorte nel corso della Seconda Guerra Mondiale. A rendere testimonianza di uno fra loro è Marco Guggiari, figlio di Alberto, già vicedirettore del Corriere di Como, scrittore e saggista.
“Mio padre era soldato di leva a Mantova nel 1943, aveva solo diciannove anni quando ci fu l’8 settembre; durante l’armistizio Mantova era in mano ai tedeschi, mio padre si rifiutò di aderire alla Repubblica sociale e fu deportato prima nel campo di Neubrandenburg, poi in quello di Prenzlau. È tornato nell’ottobre 1945. Mi ha lasciato un quaderno scritto durante la prigionia – conclude Marco Guggiari – lui invitò tutti i suoi compagni a scrivere i loro pensieri, erano tutti ventenni ma è incredibile la fame di cultura che avevano, volevano animare un circolo culturale, immaginavano una vota diversa, volevano costruire una patria. Avevano una sensibilità forte nonostante non tutti avessero un istruzione”.
Un quaderno che è un’eredita preziosa per le nipoti di Alberto Guggiari, per tutti i giovani e per noi che della patria abbiamo purtroppo oggi un così vago concetto.