La fase due delle vaccinazioni anti Covid – quella che riguarderà gli ultra 80enni – in Lombardia partirà tra il 25 e il 26 marzo. Cioè fra circa due mesi.
Tagli e ritardi nella consegna delle dosi hanno inciso sul calendario. E Mentre il Lazio ha aperto oggi le prenotazioni (con annesse difficoltà nella procedura online) per poi iniziare con le somministrazioni dall’8 febbraio così come molti altri territori (Puglia, Umbria e Valle d’Aosta) seguiti da Liguria, Friuli e Campania, la Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza Coronavirus, ha fatto sapere che non chiuderà la prima fase (quella che riguarda gli operatori sanitari e non sanitari in ambito ospedalieri, il personale e ospiti delle rsa) prima del 5 marzo mentre la seconda – appunto – slitterà al 25-26 dello stesso mese. Il percorso, dunque, è ancora all’inizio ed è difficile fare delle previsioni.
“In Lombardia si sono registrate delle criticità, ma è stata una delle regioni più penalizzate rispetto alla consegna delle dosi– ha confermato Marco Magrini, coordinatore Covid dell’Ats Insubria – la sensazione è che adesso stiano aumentando e si spera che migliorando gli arrivi di conseguenza possa aumentare il numero delle vaccinazioni. Le strutture territoriali (le Asst) sono pronte ma in questo momento devono fare bene i conti per garantire la seconda dose a chi ha già ricevuto la prima”.
Quindi il medico parla del vaccino di AstraZeneca per il quale l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) ne ha raccomandato l’utilizzo preferenziale per la fascia d’età tra i 18 e i 55 anni.
“Questo restringe il campo – spiega ancora Magrini – se dobbiamo vaccinare tutti gli altri con Pfizer, ad esempio, va fatto in ambienti attrezzati non si può pensare di farli fare ai medici di base”. Soluzione invece ipotizzata per i vaccini della società farmaceutica britannico-svedese.
“Sono tutti aspetti tecnici che vanno considerati nella programmazione” ha concluso il coordinatore Covid dell’Ats Insubria.