Esattamente un anno fa, il 30 gennaio 2020, l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) dichiarava l’emergenza Covid, invitando ad adottare restrizioni alla mobilità. Proprio negli stessi giorni, l’Italia aveva imposto il blocco dei voli da e per la Cina. Allora il virus, partito da un mercato degli animali di Wuhan, sembrava una minaccia remota e lontana.
Il primo allarme in Italia arrivò la sera del 29 gennaio, quando a Roma vennero ricoverati due turisti cinesi positivi al Covid. E da lì a poche settimane, il 21 febbraio, venne scoperto il primo paziente italiano affetto da coronavirus, un 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno.
Era l’inizio di quella che poi sarebbe diventata una pandemia mondiale. L’Italia è stato il primo paese europeo ad essere gravemente colpito dalla diffusione del virus, che in un anno ha portato ad oltre 2 milioni e mezzo di contagi e a 87.858 vittime. Solo la Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia, ha registrato 534.784 casi e 27.016 decessi.
È stato un anno segnato da tappe difficili e dolorose, tra lockdown, paure e un drastico cambio nelle abitudini di vita dei cittadini. Le mascherine, dispositivi inizialmente introvabili, sono entrate nella routine quotidiana, così come alcuni concetti quali il distanziamento sociale. Mentre altre azioni prima fatte senza neanche pensarci come stringersi la mano o abbracciarsi, appaiono ormai lontane. La pandemia ha colpito duramente il mondo intero, non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche sociale ed economico.
Ora si intravede una luce in fondo al tunnel. Lo stato di emergenza continua ed è stato prorogato fino al 30 aprile, ma l’inizio della campagna vaccinale, pur tra ritardi e difficoltà, fa sperare in un lento ritorno alla normalità.