Nessun test per i frontalieri che ogni giorno entrano in Svizzera per lavorare. E’ stato confermato oggi. Il Consiglio federale ha definito nuove misure, in vigore da febbraio, per chi oltrepassa il confine. Disposizioni per i viaggiatori che prevedono, per chi proviene da uno Stato o da una regione a rischio elevato di contagio, la presentazione di un test negativo eseguito non più di 72 ore prima. Quindi si dovrà procedere con la quarantena, come avvenuto fino ad ora. Quarantena che potrà concludersi al settimo giorno a fronte di un nuovo esito negativo.
Lombardia e Piemonte, territori confinanti con i quali la Svizzera ha uno stretto scambio economico e sociale, non rientrano tra le aree a rischio.
Poi l’atteso chiarimento che è arrivato direttamente dal ministro della Sanità, Alain Berset, il quale ha precisato “la politica dei test non è nè necessaria, nè praticabile per i lavoratori frontalieri”.
E non mancano le reazioni politiche da una parte e dall’altra del confine.
“Non solo sarebbe stata una vera e propria vessazione, ma non sarebbe stato nemmeno risolutivo nella lotta al contagio, come già fatto notare da Ats Insubria” ha dichiarato Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico.
“Ora – aggiunge – è urgente trovare strumenti condivisi sui temi sanitari e della pandemia: un passo importante sarebbe istituire un tavolo all’interno della Regio Insubrica in cui Regione Lombardia e Canton Ticino possano confrontarsi in modo permanente sui protocolli per proteggere i cittadini, italiani e svizzeri. Adottare approcci e contromisure non sincronizzati – conclude Orsenigo – sarebbe ora controproducente se non pericoloso per il benessere delle nostre comunità”.
Dal canto suo Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, ai microfoni della Rsi dichiara delusione e preoccupazione e torna a parlare della variante brasiliana riscontrata dall’Ats Insubria in provincia di Varese nei giorni scorsi. “Si riconosce il problema ma non si propongono soluzioni – ha dichiarato – la mobilità transfrontaliera contribuisce alla diffusione del virus”.