Diminuisce la richiesta di ore di cassa integrazione da parte delle imprese nel mese di dicembre rispetto al mese precedente, a causa della parziale riapertura delle attività produttive con l’introduzione delle zone – rossa, arancione, gialla e bianca – corrispondenti agli scenari di rischio, ma il confronto con il 2019 resta impietoso.
Sono oltre 45 milioni le ore di cassa integrazione chieste durante il 2020, dato drammatico dal quale si evince il disastro economico prodotto dall’emergenza sanitaria soprattutto se paragonato con i numeri del 2019, in cui le ore richieste sono state oltre 3 milioni.
E’ quanto emerge dal 12° rapporto Uil del Lario riguardante le province di Como e Lecco. Aprile è stato il mese più nero a causa lockdown delle attività produttive: circa 12milioni le ore di cassa integrazione chieste in provincia di Como.
I lavoratori in cassa integrazione nel 2020 sono stati 22.171. Tutti i settori hanno subito le conseguenze dell’emergenza sanitaria Covid-19, ma a risentirne maggiormente sono stati i due settori produttivi principali del territorio, il tessile e il metalmeccanico. “L’anno appena concluso è stato un terremoto economico da proporzioni apocalittiche i cui effetti si faranno sentire per molti anni – commenta il segretario generale della Cst Uil del Lario, Salvatore Monteduro – Purtroppo, anche il nuovo anno non è iniziato bene per la chiusura di molte attività produttive del settore del commercio e servizi alla persona a seguito dell’assegnazione in zona rossa della Lombardia. È essenziale uscire velocemente dall’emergenza sanitaria per una ripresa strutturale, in attesa di ciò diventano fondamentali i sussidi per la cassa integrazione, il divieto ai licenziamenti e i contributi e liquidità alle imprese per evitare che si perdano posti di lavoro”.