Nuova stretta all’orizzonte per gli spostamenti tra Italia e Svizzera. La situazione epidemiologica preoccupa le autorità elvetiche e il Governo ticinese ha rinnovato alla Confederazione la richiesta – già formulata il 4 novembre e il 21 dicembre scorsi – di introdurre controlli sistematici alla frontiera e di chiudere i valichi minori, prevedendo fasce mattutine e serali di eccezione in particolare nei valichi più utilizzati dal personale sanitario. Una prospettiva che, se si dovesse concretizzare, farebbe ripiombare migliaia di lavoratori frontalieri nella situazione di forte disagio già vissuta lo scorso anno, nei primi mesi della pandemia, quando il Ticino aveva chiuso diverse frontiere con l’Italia. Per mesi era proseguita la battaglia per gli oltre 1.200 frontalieri residenti in Valle Intelvi, fortemente penalizzati dalla chiusura della Valmara e costretti ogni giorno a partire un’ora e mezza in anticipo per percorrere 30 chilometri, arrivare a Porlezza o Maslianico e lì mettersi in coda per passare il confine.
“Anche se i dati epidemiologici mostrano un miglioramento della situazione nel nostro Cantone, – si legge in un comunicato del Governo ticinese – la presenza accertata della nuova «variante inglese» del virus preoccupa le autorità. L’attuale assenza di controlli sistematici alle frontiere rischia infatti di ridurre l’effetto delle misure restrittive e gli sforzi profusi nella campagna di vaccinazione”. Il governo ha dunque chiesto una nuova stretta “perché – spiegano nella nota – il notevole flusso transfrontaliero appare solo parzialmente legato a motivi professionali eil recente decreto del Governo italiano limita gli spostamenti tra le regioni italiane, ma non verso gli stati confinanti”. Secondo il Consiglio di Stato sarebbe inoltre auspicabile sottoporre a test rapidi i viaggiatori che rientrano in Svizzera da viaggi all’estero, in particolare da aree a rischio, anche europee.
Il Dipartimento della sanità e della socialità, intanto, ha introdotto nuove misure di protezione per le prossime settimane, vietando le visite nelle case per anziani, negli ospedali del settore acuto, nelle strutture di riabilitazione e negli istituti per invalidi.