I giorni delle feste di Natale con un incasso quasi azzerato, la prospettiva di un nuovo, lungo periodo di sacrifici e quell’ultima ipotesi ventilata dal Governo – niente asporto dopo le 18 – sono fattori che mettono a durissima prova la sopravvivenza e il morale dei ristoratori, una delle categorie più colpite dalla pandemia.
Un’esasperazione che, a livello nazionale, sta convogliando in un’iniziativa plateale di protesta, organizzata per venerdì 15 gennaio: “io Apro”. Chi dice 30mila, chi 50mila ristoratori, terranno aperti i battenti e serviranno i clienti al banco e al tavolo, a prescindere dal “colore” del giorno, rispettando solamente il vincolo del coprifuoco alle 22. Una protesta partita da un esercente di Pesaro, poi diffusa e gestita tramite i social network. Gli organizzatori sostengono anche di aver ingaggiato un gruppo di legali per opporsi alle inevitabili multe.
Da Confesercenti Como, per voce del presidente Claudio Casartelli, arrivano parole di “solidarietà ai titolari esasperati”. “La nostra associazione – continua Casartelli – considera fondamentale il rispetto della legalità in ogni manifestazione di protesta, ma comprende comportamenti dettati da quello che prima era stato di sopportazione e frustrazione e che ora rischia di sfondare nella disperazione. Senza un corposo piano di stanziamento di ristori, molti imprenditori rischiano addirittura di non poter più riaprire, si rischiano conflitti sociali e tensioni che non auspichiamo né incitiamo, che rischiano di sfociare in comportamenti al di fuori della legalità. Non si comprende quale sia la logica del ventilato divieto di asporto dopo le ore 18.00 – conclude il presidente di Confesercenti Como – né si comprende quale siano le analisi oggettive che portino a massacrare e chiudere il settore della ristorazione per far fronte all’emergenza”.