Tutti in Abbreviato tranne un solo indagato. I restati 18 sospettati compariranno nell’udienza fissata per l’inizio di febbraio. Quel giorno, i pubblici ministeri della Dda porteranno in aula il fascicolo nato dall’operazione denominata “Gaia” e che aveva riguardato i locali e le discoteche del Comasco, compresa la gestione dei buttafuori delle stesse strutture finite al centro dell’indagine.
Sul tavolo della Dda erano finite contestazioni che parlavano a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, porto abusivo di armi, ma anche di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in arrivo soprattutto dalla Spagna.
Nel mirino l’attività di spaccio, ovviamente, ma anche – come già era avvenuto per piazza Garibaldi a Cantù – la gestione dei servizi di sicurezza dei locali notturni del territorio, discoteche e pub dislocati tra Como, Erba, Cantù ma anche Monza e Milano. Secondo gli inquirenti, la ’ndrangheta controllava i locali notturni con «l’imposizione di ditte di sicurezza di “copertura”, dietro le quali si sarebbero celati soggetti appartenenti alla malavita organizzata calabrese».
Tra gli indagati ben otto figurano essere residenti in provincia di Como.