Sono 1.200 gli ospiti delle Rsa attualmente positivi al Covid su poco più di 10mila anziani presenti nelle residenze sanitarie delle province di Como e Varese. Il dato è emerso da un incontro che si è tenuto nei giorni scorsi tra i sindacati Cgil, Cisl e Uil delle due province e la direzione dell’Ats Insubria.
“Fortunatamente per la maggior parte si tratta di asintomatici, – spiegano i sindacati – Questo se da una parte può rassicurare dall’altra non può far abbassare la guardia dopo gli oltre 400 decessi per Covid certificati nei mesi scorsi”.
Complicata anche la gestione del personale delle strutture in questo periodo di emergenza sanitaria: a fronte di circa 8mila operatori, oltre 500 risultano al momento assenti in quanto positivi, cifra a cui vanno aggiunte le altre cause fisiologiche di assenza.
L’elemento che preoccupa maggiormente le Organizzazioni Sindacali è la “fuga” di molti operatori sanitari, infermieri e Oss, interessati ai bandi di assunzione nelle strutture ospedaliere, con trattamenti economici e normativi di gran lunga migliori.
“Quello che temiamo, guardando al futuro – spiegano Cgil, Cisl e Uil – non è solamente il rischio concreto di una terza ondata, ma anche la prospettiva di una ricaduta sociale importante rispetto alla situazione attuale. Il rischio è che alle residenze per anziani e disabili non possano bastare gli stanziamenti disposti dalla Regione Lombardia. Gli enti gestori hanno aumentato le rette a carico delle famiglie mediamente di uno o due euro al giorno, andando a scaricare i costi sui cittadini”.
Significativo, per evidenziare l’impatto della pandemia nelle Rsa, è il dato che riguarda i letti occupati: in provincia di Como ad oggi su 5mila posti autorizzati sono 550 quelli liberi.
“Crediamo che una Regione come la Lombardia – concludono i sindacati – non possa non promuovere un impegno anche economico che garantisca la sopravvivenza di servizi così importanti, attraverso un incremento dei finanziamenti rispetto a quelli sin qui promossi”.