L’adesione allo sciopero del pubblico impiego si è fermata al 4%. “Probabilmente il dato più basso degli ultimi anni”, ammette senza tanti giri di parole Vincenzo Falanga, segretario comasco della Uil Funzione Pubblica. Uno sciopero, quello di ieri, segnato da forti polemiche: al centro delle critiche, l’astensione dal lavoro del comparto pubblico, sicuramente il meno colpito dalla crisi economica, proprio il giorno seguente al festivo dell’Immacolata.
“Dal punto di vista mediatico abbiamo avuto un ritorno negativo – continua Falanga – e l’adesione al 4% deve farci riflettere. Non possiamo non fare autocritica. Probabilmente la data del 9 dicembre è stata un boomerang. Ma la speranza è che le motivazioni per le quali è stato proclamato lo sciopero non passino in secondo piano”. Alla base della protesta, spiegavano nei giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil, vi era la necessità di “rinnovazione dell’amministrazione pubblica”, e rivendicazioni salariali e contrattuali. I sindacati chiedono poi la stabilizzazione dei precari, lo sblocco del turnover, e una maggiore attenzione alla sicurezza sul luogo di lavoro, alla luce dell’emergenza sanitaria.
“Queste richieste restano valide – conclude Falanga – anche perché se il dato del 4% non è positivo per noi, sicuramente lo è per l’amministrazione pubblica, i cui dipendenti hanno dimostrato un grande senso di responsabilità come auspicato dal governo”.