Al netto del fallimento della casa da gioco, delle vicissitudini politiche e sociali che hanno stravolto il Comune di Campione, il nuovo Casinò, voluto dalla prima amministrazione di Roberto Salmoiraghi e disegnato dall’archistar ticinese Mario Botta, è – oggi più di ieri – un gigantesco monumento fuori scala. Se n’è accorto lo stesso progettista, che nel lungo servizio della rivista bernese Reportagen non nasconde il suo errore, imputandolo però alla “cupidigia” di altri, i governanti campionesi che per costruire la casa da gioco gli pagarono tra l’altro una milionaria parcella.
“Confesso che mi fa male, quando lo vedo da Lugano”, dice Botta all’ex vicedirettore di Io Donna, Marzio G. Mian. “A ogni amministrazione – ha detto Botta a Mian – aumentava la cubatura, non era mai grande abbastanza. Megalomani, litigiosi e rapaci. L’unica cosa che li accomunava era la complice consapevolezza di poter attingere impunemente a un pozzo senza fondo. I metri quadri lievitavano come puntate alla roulette. In quelle condizioni, era il meglio che potessi fare. D’altronde, il Casinò è Campione, è la sua cattedrale. Non è in armonia col paesaggio? Allora anche la Tour Eiffel non è in armonia con Parigi”.
L’ex sindaco Maria Paola Mangili ha affidato a Gioconews.it la sua risposta: “È sconveniente e tardivo il modo in cui riconosce di avere sbagliato. Lui era il progettista: se i sindaci volevano stravolgere il suo progetto, come tutti gli architetti normali, avrebbe potuto opporsi”.