“Non blocchiamo la circolazione dei treni tra Italia e Svizzera”. Appello congiunto dei sindaci di Como, Varese e Lugano dopo l’annuncio dello stop, da domani, dei collegamenti ferroviari tra i due Stati. Numerose le prese di posizione e le proteste contro la decisione elvetica, mentre da Roma assicurano che è già stato avviato un confronto con la Confederazione per arrivare a un cambio di rotta.
Lugano, Como e Varese sono collegate dalla ferrovia italo svizzera e questa mattina i sindaci, Marco Borradori, Mario Landriscina e Davide Galimberti si sono sentiti in videochiamata per condividere le preoccupazioni per lo stop annunciato dalle società di trasporto. “La soppressione dei treni tra la Svizzera e l’Italia è una scelta sbagliata e va scongiurata in tempi brevi – affermano i tre sindaci – vogliamo lanciare un appello perché venga trovata al più presto una soluzione condivisa. Il blocco della circolazione dei treni avrebbe gravi ripercussioni sull’economia dei nostri territori, oltre che sul traffico, con circa 5000 frontalieri che solitamente si spostano su rotaia e che saranno costretti a viaggiare con il mezzo privato”.
Duro attacco anche del consigliere regionale della Lega Fabrizio Turba: “L’esecutivo intervenga subito per rimediare al pasticcio che mette in pericolo il lavoro di migliaia di frontalieri Lombardi. Non c’è tempo da perdere – dice – Ancora una volta il Governo dimostra di non voler tutelare i lombardi e la Lombardia”.
La parlamentare comasca del Pd Chiara Braga assicura che “il ministero delle Infrastrutture è impegnato a risolvere la questione con le autorità competenti della Confederazione Elvetica e con le società ferroviarie interessate”. “L’obiettivo comune e di buon senso – dice – credo sia quello di individuare una soluzione condivisa per garantire quantomeno i servizi ferroviari essenziali e fondamentali tra Italia e Svizzera. E’ possibile coniugare sicurezza e mobilità, evitando che il blocco totale del trasporto ferroviario transfrontaliero generi gravi ripercussioni sugli spostamenti soprattutto dei lavoratori frontalieri al confine tra la Lombardia, Piemonte e la Svizzera”.