La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso che era stato presentato dalla banca creditrice del Casinò di Campione d’Italia che sosteneva la “non fallibilità” della casa da gioco.
La conseguenza immediata è che, dunque, viene confermata la sentenza della Corte d’Appello di Milano, che aveva sì annullato il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Como il 27 luglio 2018, ma solo per un vizio di forma.
È questo il clamoroso esito della decisione della Corte suprema. Ora il fascicolo tornerà a Como per valutare una nuova istanza di fallimento.
La vicenda è complicata, resa ancor più delicata dalle tante famiglie che in questi mesi hanno perso un guadagno e un posto di lavoro. Nel luglio 2018 il Tribunale di Como dichiarò inammissibile la domanda di concordato in bianco per il Casinò, decretandone il fallimento.
I giudici d’Appello annullarono questa decisione, non smontando l’assunto chiave della Procura lariana (la fallibilità del Casinò) bensì basandosi su un vizio di forma, ovvero «l’omessa audizione del debitore» e quella della «società debitrice» il tutto in «violazione del diritto di difesa». All’ultimo istante utile, la banca creditrice della casa da gioco, presentò ricorso in Cassazione sostenendo che «la società non esercitava in concreto l’attività commerciale e non avrebbe potuto essere ritenuta fallibile», mentre invece l’Appello non aveva «rilevato elementi per escludere tale natura» di fallibilità.
Iniziò quel giorno la lunga attesa del pronunciamento della Cassazione che è giunto stamattina, più di un anno e mezzo dopo.
I giudici hanno ritenuto il ricorso «inammissibile».
Insomma, ora – come anticipato – tutto torna a Como, nelle mani del Tribunale fallimentare che dovrà leggersi le carte e fissare una nuova udienza in cui discutere l’istanza di fallimento chiesta nuovamente (per la seconda volta) dalla Procura lariana a firma del pm Pasquale Addesso e del Procuratore della Repubblica Nicola Piacente.