“A febbraio, la “tempesta” del Coronavirus si è abbattuta come un fulmine a ciel sereno sulle aziende lariane che avevano appena chiuso un anno tutto sommato positivo”.
La Camera di Commercio di Como e Lecco, in fase di programmazione del Preventivo 2021, fa il punto sulla situazione dell’economia lariana nei primi 9 mesi del 2020, “Dopo il forte rallentamento verificatosi nel 1° e 2° trimestre, durante il lockdown -spiega in videoconferenza il presidente Marco Galimberti – durante il 3° trimestre stavano arrivando incoraggianti segnali di ripresa, nonostante, confrontando i dati con lo stesso periodo del 2019 sono evidenti le difficoltà attraversate dalle imprese, molte delle quali stanno affrontando un nuovo lockdown. Non ci sarà un ritorno allo status quo –conclude il presidente volgendo lo sguardo al futuro -. In prospettiva è bene far leva sulle eccellenze lariane e sullo spirito combattivo degli imprenditori nel medio periodo. Questo significa passare dalla difesa all’attacco”. L’ente camerale si stima che a seguito della pandemia, il valore aggiunto pro capite nel 2020 rispetto all’anno precedente, a Como sia calato del -10,3%. Pur nelle attuali difficoltà, il sistema delle imprese sembra “tenere”, mantenendo le posizioni pre-Covid con un calo del -0,1. Le flessioni più evidenti riguardano però proprio i settori di punta del tessuto economico lariano: il sistema moda perde il 2,5%, il mobile e l’arredamento l’1,1%, il meccanico l’1,8%.
La tenuta del sistema imprenditoriale si accompagna però a un ridimensionamento della produzione: -17% per il settore industriale, -13% l’artigianato, -6,7% il commercio nel comasco che nel trimestre estivo ha solo contenuto le perdite (-1%); segno meno anche per le esportazioni dell’area lariana, pari al -17%; e per le importazioni, -16,5% nel comasco. L’unico comparto in controtendenza è quello alimentare + 7%. L’arrivo di turisti dall’estero, a fronte di dati parziali, segna un calo del 50-55% per il sistema lariano nel suo complesso. In prospettiva, aumentano le aziende che ritiene di “essere costretta a cessare l’attività”: se a fine marzo erano lo 0,5%, a fine giugno la quota saliva al 2,2% ed è probabile che in questa ultima fase dell’anno cresca ulteriormente, visto che quasi il 5% delle imprese lariane all’inizio dell’estate segnalava “forti difficoltà che mettono a rischio il proseguimento dell’attività”.
“Il sistema occupazionale per i lavoratori stabili è congelato, in un limbo pieno di incertezze per i precari e i flessibili, che vede gli imprenditori e i lavoratori autonomi in trincea” commenta Gianni Menicatti, ricercatore economico di Ptsclas, che spiega: “Grazie alle misure di estensione della cassa integrazione del sostegno alla liquidità alle imprese e, soprattutto, del blocco dei licenziamenti, gli scostamenti percentuali registrati sono contenuti”.